sabato 20 dicembre 2025

Anghiele e Clochilde


 Ci sono lavori che non nascono da un’idea, ma da uno stato d’animo.

Non arrivano all’improvviso: si formano lentamente, come un pensiero che torna, come una domanda che resta in silenzio per giorni, finché un filo non decide di farsi strada sulla tela.

Anghiele e Clochilde sono nate così.

Due silhouette nere, ricamate con un solo filo, senza sfumature, senza concessioni. Solo il necessario. Il resto è spazio, respiro, attesa. Le ho volute essenziali, perché in certi momenti della vita l’essenziale è l’unica cosa che resta quando tutto il superfluo cade.

Mentre ricamavo, punto dopo punto, sentivo che non stavo semplicemente disegnando due figure femminili. Stavo attraversando un passaggio. Ogni crocetta era un gesto di ascolto, ogni vuoto lasciato intatto era una scelta consapevole. Non riempire tutto. Non spiegare tutto. Non trattenere.

Anghiele ha una postura raccolta, quasi timida. Porta con sé l’introspezione, il tempo del silenzio, il bisogno di guardarsi dentro senza fretta. È la parte di me che ha imparato a stare, a non rincorrere, a non chiedere. Quella che osserva e lascia andare.

Clochilde, invece, è più decisa. Il profilo è netto, il capo alto, lo sguardo rivolto avanti. In lei c’è la trasformazione, la consapevolezza che arriva dopo il caos. È la parte che ha attraversato l’emozione senza esserne travolta. Che ha capito che sentire non significa perdersi.

Le ho incorniciate in modo non convenzionale. Niente cornici rigide, niente legno. Ho scelto un nastro di seta, avvolto con cura, come si fa con qualcosa di prezioso ma vivo. La seta non imprigiona, accompagna. Il fiocco non chiude: suggella.

Attorno a loro, perle, nastri, luce morbida. Come se il tempo si fosse fermato un istante per permettere a queste due figure di raccontarsi. Di raccontarmi.

Questi ricami parlano del mio percorso emotivo, delle mie eccitazioni silenziose, delle mie cadute interiori e della lenta ricostruzione. Parlano del lasciare andare il controllo, del non dover più spiegare chi sono, del tornare a me stessa con gentilezza.

Non sono solo due lavori finiti.

Sono due tappe.

Due presenze.

Due modi di essere donna nello stesso tempo.

E forse è proprio questo il ricamo più importante che ho fatto: imparare a stare nella mia forma, senza doverla giustificare.






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